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sabato 31 ottobre 2009

A quando i termovalorizzatori in Sicilia?

Per molti potrebbe essere la soluzione. Ma nessuno sembra davvero interessato a scucire un centesimo. Per la seconda volta da giugno a oggi, infatti, la trattativa per affidare la costruzione dei termovalorizzatori in Sicilia è andata deserta. Nessuna offerta, infatti, è stata presentata nella procedura avviata dalla Regione Siciliana per affidare col metodo della trattativa privata la realizzazione degli impianti. Nessuno dei due gruppi che avavano manifestato interesse, Falck (il consorzio dell’imprenditore laziale Manlio Cerroni) e i francesi di Veolia, si sono fatti vivi entro la scadenza del 31 agosto. Adesso il problema oltre che tecnico diventa politico. Entro 20 mesi, infatti, le discariche saranno sature. E potrebbe aprirsi per la Sicilia una profonda emergenza rifiuti.

Inceneritori in Sicilia, il Wwf lancia l’allarme. “Nessuno vuole costruirli, l’Isola a rischio multe dall’Ue”
“Anche i bandi di gara per i termovalorizzatori con procedura negoziata sono andati deserti: l'ennesimo fallimento mette la Sicilia a rischio di una pesantissima multa da parte dell'Ue, senza un rapido intervento del governo e dell'Assemblea regionale". L'allarme è lanciato dal Wwf Italia. Il bando è scaduto a fine agosto e all'Agenzia per i rifiuti non è arrivata alcuna offerta, nemmeno da parte del gruppo Falck e di Waste Italia che nel 2003, quando al governo c'era Totò Cuffaro (Udc), si erano aggiudicati i lavori dei quattro inceneritori (Palermo, Paternò, Augusta e Termini Imerese) ma le procedure sono state sospese dopo che la Corte di giustizia europea ha dichiarato la gara irregolare per la scarsa pubblicità data ai bandi e per l'errato sistema adottato. Il governo di Raffaele Lombardo sta valutando come intervenire per scongiurare l'emergenza rifiuti e anche nel caso di un eventuale contenzioso con il gruppo Falck. Per il Wwf "il primo intervento è quello della riforma degli Ato (ambiti territoriali ottimali)". "L'Assemblea regionale siciliana - sostengono gli ambientalisti - riprenda il disegno di legge fermo ormai da oltre dieci mesi, lo migliori alla luce delle esperienze più efficaci ed efficienti presenti in Italia, e restituisca alla responsabilità dei sindaci la gestione dei rifiuti". L'associazione sollecita "l'apertura di un tavolo di confronto con il governo regionale" per "adottare un nuovo piano rifiuti che puntando sulla raccolta differenziata individui nuovi percorsi per raggiungere gli obiettivi posti alla Sicilia dalla Ue e dal governo nazionale".

venerdì 30 ottobre 2009

Il diritto alla Vita. Il diritto alla Morte

Il diritto di morire? E’ concesso dallo Stato, se sei tunisino e detenuto.
Dunque fatemi capire, chi vuole morire di fame ha diritto di farlo, chi è ridotto ad un vegetale ed è clinicamente morto, invece, non può morire.

Nel primo caso lo si lascia morire di fame, nel secondo si applicano tutte le terapie utili ad alimentare il suo corpo artificialmente. Il cervello non c’è più, la coscienza di sé non c’è più. Invece che riposare sotto il marmo, riposa su un lettuccio accudito da uno stuolo di medici ed infermieri, fino a che i congiunti, per diciassette anni al suo capezzale, chiedono compassione e rispetto e vogliono staccare la spina. A quel punto si solleva una protesta che parte dai sagrati delle Chiese e finisce a Palazzo Chigi e nelle Camere.
La giustizia sentenzia, il Ministro decreta, i Cardinali lanciano anatemi, associazioni di buoni cattolici s’indignano e fanno dei medici e degli infermieri, oltre che dei genitori del poveretto, presunti assassini.

La vita è sacra perché ce l’ha data Dio e solo Dio può toglierla? Giusto, ma allora non è appesa ad una spina che alimenta artificialmente l’uomo o la donna clinicamente morta?

Accontentiamoci delle domande, ognuno si dia la risposta che vuoi, maturandone il significato nella propria coscienza.
Ma perché, allora, è possibile che un tunisino quarantenne ha avuto, di fatto, il lasciapassare per l’aldilà? Perché non è stato fatto niente affinché non attuasse la sua inquietante protesta? Giurava e spergiurava di essere innocente, di stare in carcere per errore, e pretendeva di essere ascoltato. Non mangiava, rifiutava qualsiasi cibo per farsi sentire.

Non è intervenuto nessuno. Non ci sono state proteste indignate, non ci sono stati decreti di Ministri, nessuno ha gridato agli assassini. Non c’è stata alcuna trasmissione televisiva dedicata all’episodio, non hanno litigati ministri, scienziati, uomini politici, avvocati e magistrati.

I buoni cattolici non sono scesi in piazza, i non credenti non si sono strappate le visti sull’altare della laicità di pensiero. Il tunisino quarantenne ha potuto attuare il suo proposito nel silenzio dell’opinione pubblica.

Perché?

Chi giace sul lettino di un ospedale, morto o vivo che sia, se è uno dei nostri, parla la nostra lingua, vive e si comporta come noi, è trattato come persona; se è un diverso – detenuto, tunisino, per giunta condannato ad una pena detentiva – non ha più diritto di essere considerato persona.

Non è così?

Lo sappiamo, le leggi sono uguali per tutti. Il tunisino aveva il diritto di morire di fame? La sua vita non valeva nulla?

Siamo sicuri che sia stato il rispetto per la sua scelta o le leggi ad impedire di intervenire, o non piuttosto la nostra indifferenza, il valore che abbiamo dato alla sua vita?

Un esame di coscienza dovremmo farlo tutti, stavolta. Credenti e non credenti, laici e cattolici osservanti.
(articolo non mio)

giovedì 29 ottobre 2009

Acqua: Riflessioni sull'Articolo 23 Bis

MODIFICHE ART. 23 BIS : PRIMA LETTURA E PRIME RIFLESSIONI

Provo in queste poche righe a dare una prima lettura parziale e a fare
alcune prime considerazioni personali sulle modifiche apportate ieri dal
Consiglio dei Ministri all’art. 23 bis della Legge 133/08.

Con una premessa “politichese” i cui contorni sono ancora da comprendere.

Infatti, mentre sembrava che l’art. 23 bis fosse ormai stato abbandonato in funzione di una riforma più complessiva della gestione dei servizi pubblici locali, ad agosto è il Ministro dell’Economia Tremonti a intervenire sulla materia con l’art. 19 della Legge n. 102 del 4/8/2009 che in estrema sintesi : a) estende alle SPA a totale capitale pubblico e alle SPA miste gli stessi vincoli gravanti sugli enti locali relativamente alle assunzioni di personale e b) assoggetta le stesse al patto di stabilità previsto per gli enti locali (con regolamento da approvare entro il 30 settembre 2009).
Di fronte a questo recente intervento del Ministero dell’Economia, risulta decisamente singolare l’improvviso risveglio del Ministro agli Affari Regionali Fitto che, a poco più di un mese di distanza, fa approvare (in
accordo stretto, così dice, con il Ministro Calderoli) le modifiche odierne all’art. 23bis.
Cosa sta dunque succedendo nei blocchi di potere interni al governo e alla maggioranza?
A quali blocchi di potere corrisponde la competizione Tremonti/Fitto? Il via libera leghista ha a che fare con le prossime candidature alle Presidenze regionali?
Non lo sappiamo, per ora.
Ma veniamo al merito di quello che NON è il regolamento attuativo dell’art. 23 bis (da emanare entro il 31/12/2009) bensì un “Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici di rilevanza
economica” (inserito come art. 15 in un Decreto legge per l’adempimento degli obblighi comunitari).
Una prima parte di modifiche riguarda gli affidamenti dei servizi pubblici locali.
In particolare, si indicano, come vie ordinarie di gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica,l’affidame nto degli stessi attraverso gara o l’affidamento degli stessi a società mista, in cui il socio privato sia scelto attraverso gara, possieda non meno del 40% e sia socio “industriale”.
L’eccezione –ovvero la gestione attraverso SpA a totale capitale pubblico- può avvenire solo in condizioni straordinarie, che abbisognano del parere preventivo dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (da emettere entro 60 giorni dalla richiesta, con silenzio-assenso) , e a patto che la SpA rispetti le caratteristiche “in house” previste dall’ordinamento comunitario (controllo analogo e prevalenza dell’attività territoriale) .
Su questa prima parte si può dire che le modifiche rispetto all’art. 23bis sono :
a) l’inclusione delle società miste tra le gestioni ordinarie;
b) la necessità, per le deroghe d gestione, di un parere preventivo da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato;
Una seconda parte di modifiche riguarda il regime transitorio.
In questo senso, mentre l’art. 23bis , stabiliva la cessazione di tutti gli affidamenti effettuati senza gara (ad eccezione di quelli in deroga) entro il 2010, le nuove norme stabiliscono con precisione i termini di scadenza per ciascuna tipologia, ovvero :
a) entro il 2010 decadono gli affidamenti a SpA in house che non rispettano la normativa comunitaria (controllo analogo e prevalenza territoriale dell’attività) ; gli affidamenti a società miste nelle quali il
socio privato non è stato scelto con gara; mentre, e ovviamente, si devono adeguare gli Ato che non hanno ancora provveduto ad affidare il servizio;
b) entro il 2011 decadono tutti gli affidamenti a SpA in house (anche se rispettano la normativa comunitaria) e gli affidamenti a società miste, nelle quali, pur essendo stato scelto il socio privato con gara, questi non è un soggetto “industriale” ;
c) entro il 2012 decadono tutti gli affidamenti a SpA quotate in Borsa, nelle quali la partecipazione pubblica non sia nel frattempo scesa al 30%
Si stabilisce inoltre che solo le SpA miste con scelta corretta del socio privato e le SpA quotate in Borsa possano svolgere attività in territori diversi da quello di appartenenza.
In questa seconda parte, si può dire che a fronte di una sostanziale proroga dei termini di cessazione delle gestioni, si definiscono con più precisione alcuni elementi :
a) la fine delle gestioni attraverso SpA in house (quelle che non rispettano la normativa comunitaria entro il 2010, le altre comunque entro il 2011);
b) la fine della partecipazione maggioritaria degli enti locali nelle SpA quotate in Borsa (deve obbligatoriamente scendere al 30% entro il 2012)
Infine il decreto sposta l’approvazione del Regolamento attuativo dell’art. 23 bis a fine dicembre 2009 e riafferma che, con l’approvazione di tale regolamento, le SpA in house saranno soggette al patto di stabilità interno.
Alcune prime considerazioni.
E’ evidente come riprenda slancio la spinta privatizzatrice di questo Governo.
D’altronde, i ripetuti appelli di Confindustria, perché si mettessero a disposizione delle imprese i servizi pubblici locali come fonte di guadagno assicurato in tempi di crisi, non poteva restare inascoltato.
La spinta privatizzatrice si evidenzia anche nel fatto che la nuova normativa non riguarda solo il servizio idrico –cui era interamente dedicato (bontà loro) l’art. 23bis- bensì norma tutti i servizi pubblici locali (anche energia, gas, rifiuti e trasporto urbano).
E’ inoltre chiaro come l’attacco sia soprattutto diretto ad aumentare esponenzialmente la presenza dei privati nella gestione dei servizi pubblici locali, azzerando le gestioni attraverso SpA a totale capitale pubblico (per spingere i Comuni alla gara) e riducendo in maniera verticale le partecipazioni pubbliche a SpA quotate in Borsa (anche perché lì è chiaro anche ai ciechi come a decidere siano i poteri finanziari).
Il recupero delle società miste tra le gestioni ordinarie si deve invece motivare con il forte blocco di potere storicamente espresso dalle stesse, e di cui il governo non poteva non tenere conto (si pensi solo alla Toscana). Si tratta quindi di un attacco generalizzato ai beni comuni e ai servizi pubblici, che deve essere respinto con una forte mobilitazione.
Ogni medaglia ha comunque il suo rovescio e alcune riflessioni credo possano rafforzare il percorso finora compiuto dal movimento per l’acqua.
Perché appare ogni giorno più evidente come, con quest’ulteriore attacco diretto dei privatizzatori, siano progressivamente venute meno tutte le motivazioni che in questi anni hanno prodotto la trasformazione delle gestioni dei servizi pubblici locali attraverso la nascita delle SpA.
Infatti, con il combinato disposto di questa normativa e dell’art. 19 della Legge 102/09 (Tremonti), decade la motivazione per cui, attraverso le Spa, gli enti locali potevano bypassare i vincoli alle assunzioni di personale e il patto di stabilità interno. Con l’attacco quasi definitivo alle SpA a totale capitale pubblico, decade
la motivazione per cui la loro istituzione serve ad arginare l’ingresso dei privati.
Con la caduta verticale della partecipazione pubblica nelle società quotate in Borsa, si rende manifesta l’insussitenza di un qualsiasi controllo pubblico nella gestione dei servizi pubblici locali, quando sia partecipata da soggetti privati (come del resto, le pur salvaguardate gestioni a capitale misto hanno ampiamente dimostrato in venti anni di realtà).
L’attacco è dunque pesante ma la dimensione dello stesso credo renda ancor più evidente come l’unica possibilità per i movimenti e gli enti locali che non vogliano farsi sottrarre l’acqua e il servizio idrico, sia esattamente la sottrazione dello stesso alla dimensione delle SpA, la ripubblicizzazione dello stesso attraverso gli enti strumentali comunali e consortili, la riappropriazione sociale dello stesso attraverso la partecipazione popolare.
E se l’art. 15, approvato ieri, s’intitola significativamente “Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici di rilevanza economica”, credo che il primo passo sia proprio quello di ottenere dagli
enti locali –titolari del servizio- atti che sottraggano a questa normativa il bene acqua, dichiarandola bene comune, e il servizio idrico, dichiarandolo “privo di rilevanza economica” perché colmo di rilevanza sociale, ambientale e culturale.
Insomma, l’attacco è forte e conseguente alle politiche governative.
Ma la strada intrapresa dal movimento per l’acqua può rappresentare non solo l’argine, bensì soprattutto l’inversione di rotta.
A patto che tutte/i assieme sappiamo costruire un movimento ancor più capace di diffusione, di radicamento territoriale e di inclusione, per costruire nuova massa critica e adeguati rapporti di forza.
E’ una battaglia aperta : abbiamo le menti e i cuori per affrontarla.

Marco Bersani (Attac Italia)

mercoledì 28 ottobre 2009

Per Riflettere...


Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso; io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.

Don Milani, lettera ai cappellani militari


"E' sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili."

Marcello Marchesi

martedì 27 ottobre 2009

Un buco nell'Acqua

La “questione acqua” sta diventando ormai una tematica nazionale, non solo per l’elevato costo delle bollette ma anche, se non soprattutto, per un concetto ideologico che prevede una gestione pubblica dell’acqua e non privatizzata per come ha deciso, nel silenzio e senza colpo ferire, l’attuale governo in una giornata vacanziera d’agosto. Molti sindaci, anche in alcuni Comuni del nord Italia, hanno consigliato ai propri cittadini di non pagare le bollette fino a quando non verrà fatta chiarezza sulla questione e soprattutto fino a quando non verranno recapitate bollette dal costo quadruplicato rispetto al recente passato. Ma sull’acqua non troverete mai nessuna prima pagina nei famosi quotidiani nazionali né mai alcun telegiornale dedicherà l’apertura a questa problematica. Sempre in silenzio e senza colpo ferire.
I dati emersi da una recentissima ricerca effettuata dall’Osservatorio nazionale di Cittadinanzattiva sono spietati.
“Il servizio idrico italiano è afflitto da una serie di criticità quali eccessiva frammentarietà, gravi perdite, pochi investimenti e mancanza di automaticità tra investimenti ed aumenti delle tariffe. La norma di riferimento continua ad essere la legge Galli del 1994 che poneva fra i suoi obiettivi l’esigenza che la gestione del servizio fosse attuata da soggetti gestori operanti in termini economici, efficaci ed efficienti all’interno di ambiti territoriali ottimali di adeguate dimensioni, con una tariffa in grado di coprire i costi di gestione e di investimento. In realtà, gli Ato di riferimento, 92 in tutto, coincidono nella maggioranza dei casi con le singole province italiane e all’interno degli Ato il servizio è affidato ad una pluralità di gestori (114 complessivamente).
A fronte di un livello qualitativo carente stiamo assistendo anno dopo anno ad una crescita costante
delle tariffe che dal 2000 ad oggi sono aumentate del 47% e alla presenza in bolletta di voci di costo
non giustificate. È ad esempio il caso del canone di depurazione presente anche nelle bollette degli
utenti che non usufruiscono del relativo servizio.”
L'acqua più cara si trova in Sicilia e Agrigento è la citta' dove costa maggiormente in Italia: 445 euro annui. Dal 2007 al 2008 l'incremento tariffario registrato nella regione e' stato del 2,4%, inferiore al 5,4% nazionale, ma aumenti molto superiori alla media nazionale si sono registrati a Messina (+9,5%), Caltanissetta (+7,7%) e Siracusa (+6,6%). Nell'Isola del Mediterraneo la spesa media per l'acqua per uso domestico è di 260 euro all'anno, a fronte dei 253 euro del dato nazionale. Nella graduatoria dei prezzi per regione, la Sicilia e' collocata dopo Toscana (330 euro) , Puglia (311 euro) , Umbria (308 euro), Emilia (304 euro ) e Marche (290 euro).
Questa ricerca è stata realizzata in tutti i capoluoghi, è relativa al 2008 e si riferisce a una famiglia tipo di tre persone con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua. Il dossier evidenzia inoltre che in Sicilia sono abissali le differenze di costo tra le diverse citta': a Messina si pagano 214 euro in meno che ad Agrigento, a Catania addirittura 258 euro in meno.
Scoraggianti anche i dati sugli investimenti realizzati: al 2008 l'Ato 6 di Caltanissetta ne aveva effettuati solo l'1%, l'Ato 5 di Enna il 12%, l’Ato di Agrigento… beh, lasciamo perdere.
Sempre secondo la stessa indagine dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva su costi e qualità del servizio idrico, in Italia, nell'ultimo anno, il costo dell'acqua ha registrato un incremento medio del 5,4% rispetto al 2007. La maglia nera degli aumenti se l'aggiudica la Campania: a Salerno l'acqua costa il 34,3% in più mentre a Benevento si parla di rincari vicini al 32%. Situazione negativa anche in Emilia Romagna: a Parma si registrano rincari per il 21,4% e del 10% a Ravenna. In generale, gli incrementi si sono registrati in ben 68 capoluoghi di provincia.
Inoltre, secondo dati Istat, da gennaio 2000 a luglio 2009 l'aumento è stato del 47%.
Insomma non solo Sicilia, non solo Agrigento, non solo Sciacca dove la situazione sta divenendo ogni giorno più imbarazzante: a fronte delle perdite idriche, a fronte degli incidenti stradali che accadono a causa di queste perdite, a fronte delle arterie stradali che franano per le infiltrazioni di acqua, a fronte di palesi e reiterati disservizi, a fronte di un ufficio che quasi non esiste, a fronte di pratiche di allaccio costosissime e spesso bloccate per mesi, i “nuovi padroni dell’acqua”, come qualcuno li ha definiti, continuano a minacciare in maniera vessatoria il distacco di un pubblico servizio per il quale, naturalmente, siamo in regime di monopolio, glielo abbiamo consegnato per 30 anni attraverso una stranissima gara d’appalto e siamo stati i primi, felici e contenti, a consegnare le nostre reti idriche cittadine. Col senno di poi siamo arrivati fino al punto di rimpiangere l’EAS, ente in fallimento, ente che deve al Comune di Sciacca ben 7 milioni di euro di transazione ed interessi maturati in questi anni, ma almeno l’acqua arrivava. Adesso si è giunti nella comica situazione che, in zone, come quella Cimitero, dove l’acqua è mancata per 20 giorni, arrivavano in contemporanea le minacce di distacco: ti stacco l’acqua che già non ti arriva. Incredibile. Da più parti si chiede la rescissione del contratto con Girgenti Acque per palesi inadempienze contrattuali ed addirittura alcuni comuni dell’agrigentino tra cui Sant’Angelo Muxaro non hanno ancora consegnato le loro reti idriche mentre il leader dei sindaci ribelli, Giovanni Panepinto, li invita a resistere, almeno fino a quando il CGA non si pronuncerà sulla regolarità o meno della gara d’appalto attraverso la quale Girgenti Acque si è aggiudicata il (dis)servzio.
Tornando all’indagine di Cittadinanzattiva, in tema di qualità delle acque destinate al consumo domestico, si parla pochissimo del ricorso alle deroghe, previste dal D.Lgs. 31/01 e concesse dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali: negli ultimi 7 anni, ne hanno usufruito ben 13 regioni. Queste Regioni dovrebbero provvedere affinché la popolazione sia adeguatamente informata, ma in alcuni casi non si specificano nemmeno i nomi dei singoli comuni coinvolti.
La domanda, come diceva il grande Antonio Lubrano, sorge spontanea: la Sicilia quanto è coinvolta da queste deroghe? E Sciacca? Come stiamo messi in qualità delle acque ed in potabilità?
Si chiedono deroghe di solito per questi 7 parametri fuorilegge: arsenico, boro, cloriti, fluoro, selenio, trialometani e vanadio. Tutta salute! Allegria!
Ad ogni caso, ad oggi, il Lazio è la Regione con il maggior numero di amministrazioni comunali interessate da deroghe, ben 84 (nel 2006 erano 37) per 5 parametri, segue la Toscana con 21 comuni (ma nel 2008 erano 69 e nel 2005 addirittura 92) e tre parametri. Cosa succederà dal 2010 quando la richiesta di ulteriori deroghe per gli stessi parametri oggi "fuorilegge" andrà indirizzata direttamente alla Commissione Europea non è dato saperlo.
Al Sud non si investe, la rete è un colabrodo, e anche se i parametri di potabilità sono migliori che al Nord, le continue interruzioni del servizio in molti casi non favoriscono il consumo dell'acqua di rubinetto. In positivo invece, si distinguono Veneto e Liguria, dove a fronte di investimenti alti, le tariffe risultano inferiori alla media nazionale, la dispersione idrica è bassa e non vi sono deroghe. In negativo spicca la Puglia, che a fronte di un livello basso di investimenti realizzati e deroghe dal 2004 ad oggi, presenta le tariffe medie più alte dopo quelle registrate in Toscana, ed una percentuale di dispersione di sei punti percentuali superiore alla media nazionale.
“Sono state analizzate anche 71 Carte dei Servizi relative a 84 città. In caso di specifici disservizi, nel 18% delle Carte sono previsti indennizzi automatici, mentre la maggior parte (69%) li prevede solo su richiesta. Il modulo di reclamo è riportato nel 13% di esse, e solo nel 28% dei casi si fa riferimento alla possibilità di ricorrere alla conciliazione per la risoluzione delle controversie tra utente e gestore. E ancora: in poco più della metà delle Carte esaminate è stato riscontrato un numero verde di assistenza alla clientela, mentre nel 90% dei casi non si fa riferimento
ad agevolazioni tariffarie per le fasce deboli della popolazione.
Infine il coinvolgimento delle Associazioni dei consumatori nella stesura o sottoscrizione della Carta è stato riscontrato solo nell’8% dei casi: un dato assolutamente deficitario a due anni dall’introduzione della norma che ha reso obbligatorio il coinvolgimento dei cittadini nella verifica periodica dei servizi. Una disposizione, quella prevista dal comma 461 dell’art.2 della Legge Finanziaria 2008 che rischia di rimanere inattuata fintanto che non verranno introdotte sanzioni per chi non la rispetta”.
Sull’acqua c’è davvero tanto da scrivere. Per oggi ci fermiamo qui nella speranza che, nel frattempo non privatizzino l’unica acqua libera che ci rimane. Quella Piovana.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

lunedì 26 ottobre 2009

Quale futuro per il PD?

Domenica 25 ottobre il Partito Democratico conoscerà buona parte del proprio futuro. Attraverso il meccanismo ormai consolidato delle primarie gli elettori e non del PD potranno scegliere tanto il segretario nazionale quanto quello regionale, entrambi chiamati ad un difficile compito: far tornare alla vittoria il centrosinistra dopo anni di sconfitte elettorali.
Bersani, Franceschini, Marino: tanto uguali, tanto diversi.
Per molti la scelta del nuovo segretario influirà in maniera determinante sullo sviluppo delle idee del partito, più orientato al centro ed ai moderati in caso di successo di Franceschini, più spostato a sinistra in caso di vittoria di Bersani, più aperto a tematiche importanti quali la bioetica e la laicità nel caso di clamorosa affermazione di Marino.
Sicuramente hanno fatto specie tra gli elettori alcune dichiarazioni di questi giorni rese pubbliche dai dirigenti del partito, per taluni nel caso vincesse Bersani “c’è il rischio che il partito si sposti eccessivamente a sinistra”, per altri la probabile vittoria dell’ex ministro del Governo Prodi “sancirebbe la fine delle Primarie”. Quindi queste affermazioni confermano due concetti già chiari da tempo: la sinistra in Italia è sparita da un pezzo, addirittura sorge la paura che possa ricomparire, il PD ha poco di sinistra e Bersani viene rappresentato come l’alter ego di Berlusconi, un’altra deriva democratica, ma stavolta interna agli oppositori di Berlusconi.
La verità, come spesso accade, sta nel mezzo.
Il meccanismo delle Primarie per come è inteso al momento è un’idea alquanto bizzarra, pensare che chiunque passi per strada possa andare a votare non solo è deleterio ma rischia di falsare le reali intenzioni del popolo del centro(sinistra).
E se i “berluscones” si recassero in massa a votare la mozione Marino? E se in generale gli elettori, guidati dai dirigenti, di un altro partito si recassero in massa a votare appositamente la mozione di un determinato candidato alla Regione Sicilia? Il risultato sarebbe falsato ma le alleanze (sottobanco) rinsaldate al grido di “sei lì grazie a me”.
Franceschini che ha raccolto l’eredità di Veltroni ha tenuto egregiamente in piedi la baracca ma non è riuscito a fermare, nonostante gli sforzi profusi, l’emorragia di voti non solo verso il Pdl ma anche verso l’Idv di Antonio Di Pietro, per molti l’unica e vera roccaforte del (centro)sinistra e dell’antiberlusconismo. Il problema maggiore sembra essere quello delle correnti interne al partito in quanto tra gli stessi capi del Partito Democratico, da quanto si evince, non sembra correre buon sangue: come potranno lavorare tutti insieme dopo la guerra intestina delle Primarie? Fassino con Franceschini, D’Alema con Bersani, Rutelli con… dimentivo per Rutelli “il partito democratico non morirà dopo le primarie per il fatto che non è mai nato”. Perfetto. Per molti dopo il 25 ottobre Rutelli prenderà armi e bagagli ed emigrerà verso altri lidi oppure si creerà un nuovo partito con gli esponenti più moderati e meno progressisti. Qualcosa di nuovo ma di simile all’Udc, sostengono alcuni. E Marino? Marino, ingiustamente, ha ricoperto il ruolo del terzo incomodo, di colui che ha “rotto le uova dal paniere” a qualcuno, eppure appare quello con le idee più nuove, fresche ed al tempo stesso capace di tenere vicine le diverse anime del partito. Per questo non vincerà.
Tornando in Sicilia è lotta aperta tra le mozioni Mattarella, Lumia, Lupo e Messina.
Tutte e quattro voci autorevoli del partito, tutte e quattro decisi a darsi battaglia fino all’ultimo voto.
Mattarella sta con Bersani, Lumia ha portato avanti una mozione autonomista ed è appoggiato dal deputato regionale Cracolici, Lupo sta con Franceschini e Messina sta con Marino.
Tutti divisi appassionatamente.
Anche a Sciacca ogni dirigente del partito ha fatto campagna elettorale per uno dei questi candidati così da avere: Mariolina Bono e Girasole con Lupo, Filippo Marciante con Franceschini, Vincenzo Marinello e Giuseppe Coco con Bersani e Mattarella, Nuccio Cusumano e Simone Di Paola con Lumia, Giandomenico Pumilia con Marino.
Insomma proprio una bella lotta. Sono tantissime infatti le liste, eredità delle correnti in seno al partito. Come andrà a finire in Sicilia ed a Sciacca?
La conta dei voti tra gli iscritti aveva sancito la momentanea affermazione di Mattarella ma, come già detto, domenica, con l’attuale meccanismo, potrebbe cambiare tutto.
Tutti i candidati parlano di una Sicilia più forte, che deve divincolarsi dall’illegalità e dal giogo mafioso, tutti i candidati puntano sul ruolo sociale e non solo delle famiglie, della sopravvivenza delle piccole imprese, del ripristino o del mantenimento dei principali servizi.
Tutti i candidati, pur partendo da punti in comune tra di loro com’è giusto che sia dato che sono tutti esponenti del partito democratico, hanno intrapreso una campagna elettorale in piena regola, piena di incontri, dibattiti, insomma non hanno lasciato nulla al caso.
Ormai siamo alle battute finali dopodiché sapranno e sapremo. E’ una curiosità non solo interna al partito ma anche da parte degli esponenti degli altri movimenti politici che da lunedì in poi conosceranno il loro nuovo (o vecchio) interlocutore e gioiranno (o avranno paura) di questo o di quel risultato.
Comunque vada a finire, gli elettori si augurano un partito che sappia prendere decisioni opportune e sappia fare, tanto in Sicilia quanto in Italia, una serena e costruttiva opposizione in quanto una opposizione in salute e coesa rende migliore e più libero un paese che suole definirsi democratico.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

domenica 25 ottobre 2009

Le strettoie della Coscienza

E’ presumibile che molti conoscano queste parole e sappiano chi le ha pronunciate: “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, io ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito”. E’ poco probabile che voi conosciate queste parole: “Ho soddisfatto Dio con ciò che ama. Ho dato pane all’affamato, acqua all’assetato, vesti all’ignudo, una barca a chi non ne aveva”.
Il primo brano è tratto dal Vangelo di Matteo (25-34-36), il secondo dal Libro dei morti (Cap.125) dell’antico Egitto, risalgono a 1500 anni prima di Cristo. Possiamo in piena coscienza affermare che il nostro tempo abbia accolto come valori irrinunciabili le parole di Gesù e quelle degli egizi che lo hanno preceduto? Il Cristianesimo non è nato dal nulla, la sua universalità è germogliata nei giardini del pensiero, nella naturale tendenza dell’uomo a fare di sé il principale strumento di un cammino, infinito e faticoso, verso il bene, la giustizia interiore, la purezza del cuore.
Se una barca diretta verso le nostre coste affonda con 73 uomini e donne perché quanti l’hanno avvistata hanno lasciato che affondasse; se il nostro governo ha adottato leggi e regole che respingono chi ha fame, sete ed è nudo; se coloro che sono fuggiti dal tiranno e dalla fame, con i loro figli e le loro donne, sono considerati, per il fatto di essere fra noi, e non per un crimine, colpevoli da punire, credete che siano state ascoltate le parole di Gesù e quelle, altrettanto nobili, degli egizi pronunciate 3500 anni or sono?
Il Vangelo di Matteo non è il vangelo di Maroni, né quello di Berlusconi e del suo governo, né quello della maggioranza che lo sostiene. Eppure questa maggioranza si richiama al Cristianesimo e tutte le volte che gli è possibile, e manifesta nei luoghi delle istituzioni, la volontà di osservare i precetti della Chiesa. Si batte con vigore e, talvolta, con asprezza perché i dogmi della fede cattolica siano rispettati anche da chi non professa la fede cattolica, al punto da accusare di assassinio chi ritiene che la vita sia concepita in un tempo diverso da quello che molti scienziati e medici credono.
La distanza fra le manifestazioni di fede e la realtà diventa ogni giorno più ampia. E’ vero, l’enfasi che gli uomini di Chiesa, non tutti invero, pongono sui temi etici è ben maggiore di quella riposta nei temi sociali, ma ciò non impedisce a chiunque lo voglia, di scoprire quanta ipocrisia e durezza di cuore ci sia nel governo della società. La ragion di Stato fa la differenza? La politica della sicurezza ha fatto degli immigrati la principale ragione di rischio. E questa non è ragion di Stato, ma scelta di partito.
Invece che dare da mangiare a chi ha fame ed ospitare il forestiero, abbiamo scelto di respingerlo e, in qualche circostanza, abbiamo consapevolmente procurato la sua morte. Invece che accoglierlo, ne abbiamo fatto un nemico pericoloso che viene ad ammazzarci. Le barche del popolo in fuga sono diventate, per bocca dei nostri governanti, dei vascelli affollati di delinquenti. E’ questo il Cristianesimo professato dai "cattolicissimi" ministri? La solidarietà, il rispetto per gli uomini e le donne sono la religione dello spirito, l’unico strumento di redenzione di un’umanità afflitta da ingiustizie. Cattolici e non cattolici devono passare attraverso questa strettoia della coscienza per sentirsi degni di esistere. (Siciliainformazioni)

Satira & Gestione del servizio idrico a Palermo


(progetti grafici di Stefano Siracusa)

E la chiamano “democrazia”!
I Consiglieri comunali di Palermo, eletti dai Cittadini, votano contro la firma del contratto di servizio che deve regolare la salvaguardia di AMAP SPA nella gestione del Servizio Idrico Integrato nella città di Palermo.
Un Sindaco, eletto a traino dei consiglieri che costituivano la sua maggioranza, oggi dissolta, ed una Giunta, costituita da assessori nominati dallo stesso per le loro appartenenze politiche e misconosciuti alla maggioranza dei Cittadini, votano, invece, per la sottoscrizione di quel contratto (delibera di Giunta n° 212 del 30/09/2009) che il Consiglio Comunale, con voto espresso all’unanimità, aveva modificato con l’approvazione della delibera n° 454 del 24/07/2009.
L’ennesimo atto di penalizzazione dei Cittadini – Utenti di Palermo che vedranno aumentare in maniera indiscriminata il costo della fornitura del S.I.I. e che si ritroveranno, a breve, con AMAP SPA ridotta nelle stesse condizioni della società di raccolta e smaltimento dell’immondizia della città. Per l’ennesima volta si modifica quanto messo a gara relativamente al contratto di servizio per la salvaguardia di AMAP SPA. Ricordiamo, infatti, che il bando di gara prevede che tale contratto debba essere sottoscritto tra AMAP SPA ed Autorità d’Ambito (AATO); successivamente, nella Conferenza dei Sindaci dell’08 luglio 2009, tale contratto viene approvato con una firma a tre (AMAP SPA, AATO e società di gestione APS SPA), oggi, con la delibera di Giunta citata, la sottoscrizione del contratto diventa con una firma a quattro (AMAP SPA, AATO, APS SPA, Comune di Palermo). Tutto ciò per tentare di condizionare e vanificare la sentenza del TAR del Lazio relativa al ricorso di alcuni Sindaci (Caltavuturo, Geraci Siculo, Campofelice di Roccella, ecc.) che dovrà essere emessa il 14 ottobre p.v. che potrebbe rimettere in discussione la legittimità dell’affidamento del S.I.I. al gestore che ha presentato l’unica offerta per la gara. Il comitato civico LIBERACQUA continuerà a denunciare questi continui tentativi di far ricadere sui Cittadini le scelte di parte fatte da un’amministrazione comunale che non è più legittimata dai numeri in Consiglio Comunale. Noi continueremo a contrastare nelle sedi legali le scelte operate dal Sindaco a danno dei Cittadini indifesi e chiediamo ai Consiglieri Comunali tutti di voler impugnare la delibera di Giunta illegittima perché modifica ed annulla quanto votato dal Consiglio Comunale che è l’unica assise dove possono essere approvati i contratti che servono a regolare la vita economica delle società partecipate del Comune di Palermo.


Il portavoce di Palermo di Liberacqua

sabato 24 ottobre 2009

Ero straniero e (non) mi avete accolto

“Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,35). La Parola di Cristo porta a compimento la logica conviviale della Scrittura dal Levitico 19,33-34 –“Tratterete lo straniero che risiede fra voi come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso”, al Deutoronomio 10,19 – “Amate lo straniero perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto”, alla Lettera agli Ebrei 13,2 – “Non dimenticate l’ospitalità, perché alcuni, praticandola, hanno ospitato senza saperlo degli angeli”. Alcuni eventi drammatici concomitanti interpellano fortemente la nostra fede cristiana e il nostro laico civile impegno: -il ripetuto “respingimento”di migranti intercettati nel canale di Sicilia e rispediti alla Libia, che non aderisce alla Convenzione internazionale dei diritti umani, presentato come “svolta storica “ dal Ministro dell’Interno ma respinto come preoccupante da organismi dell’ONU e già sanzionato dalla Corte europea nel 2005;- il suicidio di Mabrouka Mimoni nel Centro di identificazione e di espulsione di Ponte Galeria a Roma, sconvolta per il rimpatrio in Tunisia; - il decreto sicurezza, ritoccato rispetto alla stesura originale, ma pesantemente inquinato dal reato di clandestinità, quindi dall’idea del povero come delinquente e dalla povertà come delitto, con ricadute pesanti, anche mortali, su molte famiglie e sui loro bambini; - la tragicomica proposta di uno dei capolista della Lega Nord alle elezioni europee, noto per aver paragonato i rom ai topi da “derattizzare ” e per l’attacco costante alla logica del dialogo promossa dall’arcivescovo di Milano, di carrozze della metropolitana riservate solo ai milanesi; - in generale, il linguaggio aggressivo, violento e volgare presente in questo e in altri campi della vita politica e sociale. Siamo alle prove di apartheid. Non possiamo tollerare l’idea che esistano esseri umani di seconda e terza serie e che dentro e fuori l’Italia si formi un popolo di “non-persone”. Per noi le normative in atto e allo studio violano la Dichiarazione universale dei diritti umani basata sul principio “non negoziabile” della dignità umana e sulla prospettiva della fratellanza (art. 1), così come la Costituzione italiana, gli articoli 2,3,4, 10, 11, soprattutto quelli che prevedono il nostro conformarci alle norme del diritto internazionale e la promozione delle organizzazioni internazionali dei diritti umani. Disposizioni così cattive e incivili, oltre che controproducenti ai fini della pace e della sicurezza, hanno a che fare con il nostro essere credenti e cittadini. Il Concilio Vaticano II ci invita a esercitare la nostra funzione profetica, sacerdotale e regale (“Lumen gentium” 31-36), ad affermare “la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo spirito Santo come in un tempio” (“Lumen gentium” 9). Parlando della “grande responsabilità della comunità ecclesiale, chiamata ad essere casa ospitale per tutti, segno e strumento di comunione per l’intera famiglia umana”, il papa Benedetto XVI ritiene importante che ogni comunità cristiana intervenga per “aiutare anche la società civile a superare ogni possibile tentazione di razzismo, di intolleranza e di esclusione” e per “organizzarsi con scelte rispettose della dignità di ogni essere umano. Una delle grandi conquiste dell’umanità è,infatti, proprio il superamento del razzismo […]. Solo nella reciproca accoglienza di tutti è' possibile costruire un mondo segnato da autentica giustizia e pace vera” (angelus 17 agosto 2008). A tal fine, riteniamo utile riprendere le indicazioni episcopali degli anni ’90 sulla cittadinanza responsabile (“Educare alla legalità”, “Educare alla socialità”, “Educare alla pace”) sviluppando con coerente determinazione i percorsi aperti dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Oggi per noi si pone seriamente la questione se la comunità cristiana non debba sfidare le diffuse tendenze xenofobe e razziste con la disobbedienza civile. Il cristiano rispetta la legge ma sa che la pienezza della legge è l’amore (Rom 13, 1-10), pensa quindi che debba opporsi a leggi ingiuste e a sistemi che opprimono l’essere umano, fatto a immagine di Dio, e che colpiscono i più deboli (Is 10,1-4 e Ger 7,1-7). E’ necessario reinventare o aggiornare la tradizione biblico-cristiana del diritto d’asilo, di essere cioè “santuario di protezione e difesa”(movimento presente negli Stati Uniti e in altri paesi) per i poveri e i deboli sottoposti ad abusi o che rischierebbero la vita se rimandati in alcuni paesi d’origine. Secondo il diritto internazionale nessun respingimento è possibile prima di valutare le singole situazioni dei migranti. Come credenti cittadini del mondo, dell’Europa e dell’Italia, intendiamo riaffermare la civiltà del diritto tramite il fare creativo della nonviolenza. E’ urgente realizzare l’articolo 10 della Costituzione riguardante la legge sul diritto d’asilo e istituire finalmente la Commissione nazionale indipendente per la promozione e la protezione dei diritti umani che può essere sostenuta e accompagnata da realtà associate nei modi previsti dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani (risoluzione 53/144 del 8 marzo 1999), il cui articolo 1 dice che “tutti hanno il diritto, individualmente ed in associazione con altri, di promuovere e lottare per a protezione e la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale ed internazionale”. Utile strumento può diventare al riguardo il progetto delle Città dei diritti umani in un mondo libero promosso, tra gli altri, dalla Tavola della Pace, dal Coordinamento degli Enti locali per la pace e i diritti e da Libera, realtà dove Pax Christi è variamente presente. In tal modo può anche camminare il progetto dell’ “ONU dei popoli”e molte scuole, fin dal prossimo anno scolastico, con la definizione delle attività di “Cittadinanza e Costituzione”, potrebbero chiamarsi Scuole delle Nazioni Unite, promotrici di diritti umani nelle loro città. Invitiamo, quindi, tutti gli operatori di pace, cominciando da noi stessi, dagli aderenti ai punti pace di Pax Christi, a mobilitarsi per costruire la pace nella vita quotidiana e nelle nostre città spesso prigioniere di solitudini, governate dalla paura e coinvolte in progetti tribali e autoritari dove si gioca il futuro della cittadinanza. Nessuna cultura della pace è possibile se non si realizzano il disarmo delle menti, la smilitarizzazione dei cuori e dei territori, se non si promuove il cantiere della cittadinanza attiva che è fatto di buone pratiche sociali e amministrative orientate al bene comune e alla sicurezza comune, alla liberazione dalle paure, all’educazione ai conflitti per una positiva loro gestione, al fiorire di spazi e momenti di riconoscimento reciproco, di integrazione-interazione, di contemplazione e di preghiera. Nessuno ci è straniero anche perché la distanza che ci separa dallo straniero è quella stessa che ci separa da noi stessi e la nostra responsabilità di fronte a lui è quella che abbiamo verso la famiglia umana amata da Dio, verso di noi, pronti a testimoniare la profezia del Risorto che annuncia la pace e ci dice di non temere perché sarà con noi “tutti i giorni, sino alla fine del mondo” (Mt 28.20).

In Campania una "Montagna di Balle". Grido Contro. (da leggere fino in fondo)

Sono appena tornato dal Cinema Modernissimo, dove ho potuto gustare in prima visione il documentario “Una montagna di balle”, ed ho sentito una grande voglia di riprendere in mano la penna. E’ infatti passato un anno da quando scrissi quell’ultima pesante lettera: “E’ al colmo la feccia”. Purtroppo, la nostra situazione campana è andata peggiorando nel silenzio più totale dei cittadini, dei media e della Chiesa. Un anno pesante questo.
I potentati economico-finanziari (vera piovra che avvinghia tutto!) hanno trionfato schiacciando con la forza militare qualsiasi resistenza della cittadinanza attiva e responsabile in Campania. Lo Stato è al servizio del business. E i media nelle mani di chi controlla la finanza. E il popolo drogato a credere ciò che gli viene raccontato in TV. Un esempio su tutti:l’estate 2008 il Mago Merlino annuncia in TV agli italiani che il problema dei rifiuti a Napoli e’ risolto. E l’Italia gli crede! E’ possibile che il popolo italiano sia talmente ipnotizzato? Aveva ragione Karl Popper quando affermava che, con questa televisione, non ci può essere democrazia.
Per questo mi ha fatto bene ritrovare nel documentario “Una montagna di balle” il vero racconto della tragica storia dei rifiuti in Campania. Finalmente una parola vera nella Menzogna che impera. Ha fatto bene anche a me ritornare su questa tragica storia che ho vissuto e vivo sulla mia pelle: la visione di quel documentario è stata per me una catarsi.
Dagli anni’90 ,da quando l’Italia non ha più potuto seppellire i propri rifiuti tossici in Somalia, la Campania ne è diventata lo sversatoio nazionale . Gli industriali del centro-nord hanno stretto un accordo con la Camorra perché facesse il lavoro sporco di seppellire quei rifiuti tossici nel Triangolo della Morte (Acerra -Nola- Marigliano), nelle Terre dei fuochi (Giugliano, Qualiano…) e nelle campagne del Casertano. E’ questo che ha permesso all’industria del centro-nord di essere competitiva in chiave internazionale. Questi rifiuti tossici, sepolti nel nostro territorio, producono nano-particelle che bombardano le donne incinte e i neonati , da cui tumori , leucemie, malformazioni.
Mi sorgono spontanee a questo proposito, due domande, poste recentemente alla classe dirigente napoletana di Sinistra, dal noto scrittore napoletano Ermanno Rea : “ Politici campani, eravate informati che il territorio campano era il ricettacolo dei rifiuti tossici? Se lo sapevate, perché avete taciuto, rendendovi di fatto complici di chi, cinicamente, inquinava? Se invece non lo sapevate, perché non avete avuto il coraggio di dimettervi, dimostrandovi più attaccati alle vostre poltrone che al vostro amor proprio?
Ma “Una Montagna di Balle” punta poi l’obiettivo sul disastro dei rifiuti ordinari. Infatti su un territorio già martirizzato dai rifiuti tossici, si è sovrapposta, dal 1994, l’emergenza rifiuti solidi urbani gestita da dieci commissari straordinari, scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti: è stata la politica degli affari e del profitto. Infatti, i potentati economico-finanziari avevano deciso di incenerire i rifiuti, perché avevano capito che potevano ottenere più profitti che non con la raccolta differenziata. Ci guadagnano infatti, primo, costruendo gli inceneritori (questi mostri costano una barca di soldi), secondo, vendendo energia elettrica che ottengono bruciando i rifiuti e, terzo, beneficiando del Cip6 (la bolletta che ogni cittadino paga allo stato per le energie rinnovabili). Purtroppo i soldi per il Cip6 non vanno alle energie rinnovabili, ma all’energia prodotta dagli inceneritori (unico caso in Europa!). Si tratta di almeno 3 miliardi di euro all’anno. Ecco perché i poteri forti vogliono incenerire!. E’questa la politica affaristica che ha segnato profondamente i governi che si sono susseguiti dal 1994, di centro-destra come di centro-sinistra. E’ stata questa politica che ha portato al disastro campano.
I commissari straordinari non hanno mai voluto fare la raccolta differenziata, ed hanno utilizzato oltre 2 miliardi di euro per produrre 7-8 milioni di tonnellate di ecoballe (di eco non hanno proprio nulla) stoccate fuori dalla città di Giugliano: 14 km di lunghezza, 4 di larghezza, proprio nelle bellissime campagne dei Borboni (note come “Taverna del re”).
In questi 15 anni, i commissari dei rifiuti non sono stati capaci di far funzionare un solo sito di compostaggio, che avrebbe eliminato il 40% dei rifiuti (l’umido che diventa compost). Con la raccolta differenziata porta a porta avrebbero potuto dare lavoro a tanti giovani campani disoccupati! Hanno invece preferito arricchire quattro industriali già straricchi.
“Una Montagna di balle” dimostra con chiarezza come il disastro rifiuti in Campania del 2008 sia stato costruito ad arte per convincere tutti che l’unica soluzione era quella delle mega-discariche e degli inceneritori. E così avvenne. Il governo Berlusconi, con il decreto 90 impone alla Campania 12 mega-discariche e 4 inceneritori. Se questi inceneritori entreranno mai in funzione, noi campani dovremmo importare rifiuti per farli funzionare! E tutto questo ci è imposto con la forza dell’esercito( inceneritori e mega-discariche diventano “siti di sicurezza nazionale!”)
E considerare che l’ordine dei medici francese , seguito da quello inglese, ha bandito la costruzione di inceneritori, perché ha evidenziato che nelle aree ad essi adiacenti , un aumento di leucemie e linfomi in età pediatrica!Ritengo criminale imporre inceneritori ad una regione già martire per i rifiuti tossici.
Quella sera al ‘Modernissimo’,gustando “Una montagna di balle”, ho rivissuto emotivamente questi anni di lotte ed ho capito quante balle ci hanno raccontato! Montagne!
E mi è ritornata la voglia di riprendere la penna ricordando le parole di un profeta ebraico che ha accompagnato il suo popolo in esilio a Babilonia:
Una voce dice :”GRIDA!”
Ed io rispondo:”Che dovrò gridare?” (Isaia 40,6)
Sono felice di essere stato e di essere in Campania in questo tempo difficile a fianco ai miei fratelli e sorelle, tentando di resistere. Siamo stati schiacciati, ma nessuno ci può togliere la volontà di gridare, non solo per quello che è avvenuto, ma anche per quello che ora sta avvenendo.
Grido contro il piano criminale dei rifiuti imposto alla Campania dal governo Berlusconi che significa morte per tanti, in nome del profitto.
Grido contro la militarizzazione della Campania (siamo un territorio occupato): l’esercito presiede le mega-discariche e gli inceneritori. Impossibile, in questi siti, qualsiasi controllo o protesta popolare.
Grido contro la brutale repressione dei cittadini attivi di Chiaiano (estremo lembo nord del comune di Napoli) che, con mille stratagemmi hanno resistito per quasi un anno all’apertura di una discarica nelle cave del loro territorio (collocare una discarica a Chiaiano è come collocarne una a Villa Borghese a Roma). La forza bruta dello Stato ha schiacciato ogni resistenza civile ed ha aperto le cave ai rifiuti. Per fortuna lo “zoccolo duro” di Chiaiano continua a resistere.
Grido contro l’inceneritore di Acerra, inaugurato il 26 marzo scorso in pompa magna da Berlusconi, non ancora collaudato, malfunzionante, che costituisce un’altra grave minaccia alla salute nel Triangolo della morte. È incredibile che oltre alla A2A (Brescia-Milano), a cui è stata affidata la gestione dell’inceneritore, continui ad operare ancora la FIBE, sotto processo per “truffa aggravata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture”. Quel giorno Berlusconi ha definito “eroi” i capi della FIBE, perché hanno saputo resistere nonostante gli “attacchi”della magistratura.

C’è ancora uno Stato di diritto in questo Paese?

Grido contro la decisione, presa quel 24 marzo da Berlusconi, di seppellire le ceneri tossiche di Acerra nella discarica di Terzigno (Parco Nazionale del Vesuvio!) quali “materiali di copertura”.
Queste ceneri dovrebbero, per legge, essere sepolte in cave speciali di salgemma in Germania.

Grido per il rogo del 12 maggio a Marcianise (fra Caserta e Napoli), dove la Camorra ha dato fuoco a 700.000 tonnellate di copertoni, che hanno continuato a bruciare per una settimana (quasi inutile l’intervento dei vigili del fuoco), producendo una nube tossica che ha avvolto per settimane l’intera regione ( la legge contro i delitti ambientali è ferma in Parlamento da oltre 10 anni).

Grido contro il disastro della discarica di Ferrandelle (Caserta), dove sono stati sversati oltre 1 milione di tonnellate di rifiuti tal quali . In quella discarica c’è un sito di compostaggio, costruito anni fa e mai utilizzato, pieno di balle di rifiuti tal quali.

Grido contro la decisione di costruire un nuovo inceneritore a Napoli est, nella zona di Ponticelli, nel cuore della città, che brucerà 400mila tonnellate di rifiuti all’anno. La gara d’appalto per costruire quell’inceneritore (che costerà 230 milioni di euro) è stata rimandata a settembre. In una zona già altamente inquinata, costruire un inceneritore è criminale.

Grido contro le stravittoria delle ecomafie, che diventano sempre più potenti e strafottenti in questa regione. Basta leggere il rapporto 2009 di Legambiente per rendersene conto.

Grido contro la decisione di bruciare le eco balle nei cementifici di Maddaloni(Caserta) e nelle centrali dell’ENEL.

Grido per questa regione martirizzata, simbolo del pianeta Terra, anch’esso minacciato di morte in nome del profitto. Basta leggere l’ultimo Rapporto dei 2500 scienziati dell’ IPCC (il comitato scientifico dell’ONU per i cambiamenti climatici) per rendersene conto e capire la gravità della situazione.

Questo mio grido si unisce al grido di tanti cittadini che dal basso stanno impegnandosi per far nascere il nuovo.

E il nuovo , può oggi nascere solo dal basso.

Dall’alto non c’è più nulla da aspettarsi. La speranza viene solo dal basso, dalla capacità dei gruppi, comitati di mettersi insieme, di fare rete sia a Napoli come in Campania. In questo periodo sono nati il Coordinamento regionale per la gestione pubblica dell’acqua e il Coordinamento regionale rifiuti che riunisce le comunità e i comitati su base regionale. Sta nascendo ora anche il Forum regionale antirazzista che riunisce i gruppi che lavorano a favore di immigrati e Rom. Sta lentamente nascendo anche la rete di comunità immigrate della città di Napoli per permettere ai rappresentanti delle comunità etniche presenti sul territorio di parlare. In questo spirito è nato quest’anno anche Segnali di Fumo che mette insieme pezzi di cittadinanza attiva in città per fare pressione sulle istituzioni locali. Senza dimenticare la Rete del Rione Sanità che da anni lavora per creare sinergia in questo non facile quartiere, e che quest’anno ha finalmente fatto partire , in stretta collaborazione con la Banca Etica , il Microcredito per stimolare nel Rione nuove iniziative economiche.(Tutto questo dovrebbe partire il prossimo autunno).Sono tutti segni di speranza perché non è facile a Napoli e in Campania lavorare insieme; c’è un nuovo spirito che dal basso sta soffiando in questa regione. Questo lavoro unitario ha portato ad una bellissima vittoria proprio in questo mese contro l’inceneritore a biomasse che era in progettazione a S. Salvatore Telesino( Benevento).

Insieme si può!

La speranza viene dai fratelli/sorelle di strada impegnati strenuamente sull’acqua, sui rifiuti, sull’ambiente. Sono nate delle splendide amicizie ,che ci sorreggono in questa difficile resistenza in Campania.
Fra i tanti e tante, vorrei ricordare Raffaele Del Giudice, presidente di Legambiente Campania che, mosso da una sacra passione per le sue terre,lotta contro lo strapotere delle ecomafie. E’ lui che ha scoperto il disastro di Ferrandelle .Finché ci sono persone così, c’è ancora speranza in questa regione. Una speranza che nasce dalle autentiche relazioni umane dentro i comitati, i gruppi, le reti dove le persone diventano ‘dono’ gli uni per gli altri:la straordinaria ricchezza di questo popolo.
L’ho sperimentato soprattutto nelle piccole comunità cristiane (sono sette) che, con padre Domenico (il suo arrivo alla Sanità è stato un grande dono per me !), stiamo coltivando qui, alla Sanità. E’ straordinario vedere la ricchezza delle relazioni umane, la capacità di lettura della realtà alla luce del Vangelo (è la lettura popolare della Bibbia) e l’impegno verso i più poveri (ogni mercoledì sera portano un pasto caldo a chi dorme per strada!).E’ proprio bello vedere che sono i poveri che aiutano i poveri! Quanta speranza ricevo da loro! E quanta speranza ho avuto dai volti dei ragazzi in difficoltà del Rione Sanità , durante il campo di lavoro(13-19 luglio), che abbiamo organizzato. E’ stato padre Domenico a sapere aggregare le forze del territorio e trasformare questo sogno in realtà!Quanta forza, gioia, umanità ho ricevuto dai volti di questi ragazzini, di una vitalità straordinaria, e dai loro genitori!E’ stata una boccata di speranza, di Vangelo!
Ho scelto come missionario di vivere in questa città e regione in questo preciso e drammatico momento storico , per annunciare la ‘buona novella’ di vita di Gesù di Nazareth e per denunciare la situazione di morte che incombe. Sono grato che il Papa nella sua recente enciclica sociale abbia voluto ricordare che il nesso stretto che c’è tra fede e vita concreta in campo economico, come politico e culturale . Ecco perché mi impegno come missionario e come prete ,su questi temi fondamentali per la vita. E nutro la profonda convinzione che siamo nelle mani di un Papà,per cui l’ultima parola non sarà della Menzogna, ma della Verità. Ne è un esempio la storia tragica dell’amianto.
Ci sono voluti vent’anni di duro impegno sociale per arrivare al grande processo di Torino, ora in corso, contro gli industriali dell’amianto. Non mi direte che gli industriali non sapevano , negli anni ’70-’80, che l’amianto produceva tumori ( il terribile mesotelioma!). Lo sapevano , ma ha vinto la logica del profitto…! E così abbiamo avuto migliaia e migliaia di vittime!

Sul monumento alle vittime dell’amianto a Monfalcone c’è scritto:

“Costruirono le stelle del mare,
li trafisse la polvere,
li uccise il profitto.”

Che non succeda altrettanto per i rifiuti!

Dio è stanco di morti in nome del profitto: Lui vuole che i suoi figli vivano in pienezza la loro vita, ora e per sempre .Basta con tanti morti in nome del profitto.

Che vinca la vita!

Alex Zanotelli

venerdì 23 ottobre 2009

"Difendiamo l'acqua, difendiamo la vita"

E' passata anche la Quarta Giornata del Creato( 1 settembre 2009).
La Conferenza Episcopale Italiana ha dedicato il suo messaggio per la Giornata del Creato al tema dell’aria, invitando a riflettere sui ’gas serra’ e sulla Conferenza di Copenaghen (7-8 dicembre 2009).

Non possiamo dimenticare però che le conseguenze più serie e devastanti dei cambiamenti climatici concerneranno l’acqua ,sia sul piano della disponibilità quantitativa che qualitativa.

“Non è possibile negoziare il futuro dell’umanità- scrive R. Petrella , a riguardo della Conferenza di Copenaghen –senza mettere in conto l’acqua. Sembra che alcuni paesi si orientino a proporre che l’acqua faccia parte dell’agenda per il nuovo trattato mondiale. Ne va della pace nel mondo e della sacralità della vita.”
Per questo sento il dovere di rivolgermi alle Comunità Cristiane in Italia , perché ci aiutino a salvare l’acqua unendosi al vasto movimento popolare che si riconosce nel Forum italiano dei movimenti dell’acqua , per costringere il nostro governo e le forze politiche ad affermare che l’acqua è un bene comune,diritto fondamentale umano e, come tale, deve essere gestito da aziende pubbliche speciali.
Purtroppo il 6 agosto 2008, il Parlamento italiano, con la legge 133, ha votato il decreto Tremonti 112 , con quell’articolo 23 bis, che obbliga i Comuni a mettere all’asta la gestione delle loro reti idriche , entro il 31 dicembre 2010. Questo è avvenuto con l’appoggio delle opposizione, in particolare del PD e nel silenzio quasi totale della stampa nazionale.Il governo Berlusconi ha quindi deciso che in Italia l’acqua è una merce. E’ una decisione di una gravità estrema questa della privatizzazione dell’acqua che ci tocca direttamente come cristiani.
A questo , infatti, ci ha richiamati il Papa Benedetto XVI nella sua enciclica sociale Caritas in Veritate , affermando con forza che l’acqua è un diritto fondamentale umano. “Il diritto all’alimentazione così come all’acqua, rivestono un ruolo importante per il perseguimento di altri diritti, ad iniziare dal diritto primario alla vita- scrive il Papa. E’ necessario , pertanto, che maturi una coscienza solidale che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua, come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni”(N. 66).

Il diritto all’acqua promana, per il Papa, dal diritto primario alla vita.Sono molti oggi gli esperti che ritengono che è proprio questa la base giuridica più sicura per fondarvi il diritto all’acqua , anche in chiave internazionale. E toccherà all’ONU proclamare tale diritto.
Per questo , alla vigilia della IV Giornata del Creato, che si celebra in tutte le Chiese in Italia, il 1 settembre 2009, mi sembra opportuno lanciare un S.O.S. per l’acqua.
Il mio è un pressante invito a tutte le Comunità Cristiane e a tutte le parrocchie, perché si impegnino a far sì che:
1) il governo italiano riconosca l’acqua come diritto fondamentale umano e favorisca modelli di gestione senza scopi di lucro;
2) il parlamento italiano inizi a discutere la Legge di iniziativa popolare per una gestione pubblica e partecipata dell’acqua nonché della sua ripubblicizzazione(2007), che ha avuto oltre 400mila firme e ora ‘dorme’, purtroppo , nella Commissione Ambiente della Camera;
3) la Conferenza Episcopale Italiana , sulla scia dell’enciclica Caritas in Veritate, proclami l’acqua diritto fondamentale umano.

Difendendo l’acqua, difendiamo la vita.

Alex Zanotelli

giovedì 22 ottobre 2009

Senza VAS, niente PRG. Fine della corsa anche a Sciacca?

Modica: assieme ad altre 200 città della Sicilia, tra cui anche Ispica, per restare in provincia.

Modica: pietra tombale sul piano regolatore generale (e a Sciacca???)

A causa dei Vas, acronimo di documento di valutazione ambientale strategica, e riporta ai nastri di partenza i piani o comunque li farà rallentare di molto

di Duccio Gennaro


Il Vas mette la pietra tombale sul piano regolatore della città. Modica come altre 200 città della Sicilia, tra cui anche Ispica, per fare solo riferimento alla provincia. Il doveroso recepimento della normativa europea in tema di sviluppo del territorio da parte dell’assemblea regionale siciliana riporta nel caos tutti quei comuni che non si sono ancora dotati del piano regolatore o che comunque si trovano con una pratica ancora non definita.

Il Vas, documento di valutazione ambientale strategica, è l’ultima novità che arriva da Bruxelles e riporta ai nastri di partenza i piani o comunque li farà rallentare di molto. Perché la documentazione urbanistica dei comuni sia infatti approvata da parte dell’assessorato regionale al territorio ogni piano dovrà essere corredato dal Vas; questo è il documento in base al quale i consigli comunali programmano l’impatto di qualsiasi scelta urbanistica sul territorio, ne prevedono lo sviluppo e ne descrivono la scelta in termini di ambientali.

E’ una normativa europea che anche l’Ars , dopo vari tentennamenti e ritardi, ha dovuto recepire e prevedere perché i piani regolatori possano essere varati. Da oggi in poi dunque tutti gli strumenti urbanistici dovranno essere dotati di un Vas; niente di sconvolgente se questa documentazione non fosse altamente tecnica, coinvolgente tutto il territorio sotto il punto di vista della filosofia di sviluppo di una comunità da un punto di vista urbanistico ed ambientale.

Redigere un Vas, dicono tecnici, architetti ed ingegneri, è compito lungo , delicato e soprattutto costoso perché coinvolge professionalità specifiche e richiede studi di settore. A palazzo S. Domenico l’introduzione del Vas ha gettato l’assessorato all’urbanistica nel panico visto che la trasmissione della variante al Prg è stata data ormai per scontata ed in prossimità di arrivo. Elio Scifo, assessore all’urbanistica, ha subito convocato una riunione di maggioranza per affrontare il caso perché, come è intuibile, la variante al piano si allontana di molto.

La maggioranza dovrà decidere dunque come andare avanti; se mollare tutto ed affidarsi ad un commissario , anche se questo dovrà comunque affidare il compito per la redazione del Vas ad un tecnico con oneri sempre a carico del comune, oppure ripartire ex novo con un nuovo strumento urbanistico. Giuseppe Rodriguez, redattore della variante da parte sua, sta in campana anche se aveva già dato la sua disponibilità all’aggiornamento della variante riducendo di molto le sue pretese di 250 mila euro quale compenso per la rivisitazione del precedente documento urbanistico.

«Abbiamo già raggiunto un accordo con il progettista – dice Elio Scifo – ma queste novità che arrivano dall’assessorato regionale rimettono tutto in discussione. La situazione ora cambia; riferirò a sindaco ed assessori. Ho una proposta che potrebbe consentirci di accorciare i tempi ma al momento la tengo per me. Di sicuro per la redazione del Vas ci vogliono tanti soldi e questo ci mette in difficoltà». Appare certo che la scadenza di giugno che l’amministrazione si è data per l’esame della variante non potrà essere più rispettata ed ancora una volta la città pagherà i ritardi ventennali accumulati in discussioni, incarichi, passi avanti e marce indietro sulla variante al piano.

mercoledì 21 ottobre 2009

Don Farinella scrive al Cardinal Bagnasco: "Perchè trattate così bene SB?"

Lettera del prete genovese al suo vescovo: "Avete fatto il diavolo a quattro sulle convivenze e sul caso Englaro. Ma assolvete il premier da ogni immoralità"

"Perché trattate così bene Berlusconi?"

Don Farinella scrive al cardinal Bagnasco "Io e molti credenti crediamo che così avete perduto autorità. Molti si allontanano dalla Chiesa per la vostra morale elastica"
di don PAOLO FARINELLA

Questa lettera, scritta da don Paolo Farinella, prete e biblista della diocesi di Genova al suo vescovo e cardinale Angelo Bagnasco, è stata inviata qualche settimana fa e circola da giorni su internet. Riguarda la vicenda Berlusconi, vista con gli occhi di un sacerdote. Alla luce degli ultimi fatti e della presa di posizione di Famiglia Cristiana che ha chiesto alla Chiesa di parlare, i suoi contenuti diventano attualissimi.


Egregio sig. Cardinale,

viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E' il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città.
Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.
Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di "frequentare minorenni", dichiara che deve essere trattato "come un malato", lo descrive come il "drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio". Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell'omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull'inazione del suo governo. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.
Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la "verità" che è la nuda "realtà". Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell'Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi "principi non negoziabili" e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono "per tutti", cioè per nessuno.
Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all'integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi.
Non date forse un'assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi "parlate per tutti"? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l'immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E' forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l'attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l'8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell'inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.
I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra a stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull'odio dell'avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con "modelli televisivi" ignobili, rissosi e immorali.
Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l'altro 50% sotto l'influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d'interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa?
Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita "dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale"? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall'eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l'etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant'Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché "anche l'imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa". Voi onorate un vitello d'oro.
Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da "mammona iniquitatis", si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d'oro? Quando il vostro silenzio non regge l'evidenza dell'ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: "troncare, sopire ... sopire, troncare".
Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? "Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo ... si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest'urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent'altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire" (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una "bagatella" per il cui perdono bastano "cinque Pater, Ave e Gloria"? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: "Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix" (La Stampa, 8-5-2009).
Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l'integerrimo sant'Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell'imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: "Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro" (Ilario di Poitiers, Contro l'imperatore Costanzo 5).
Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei "per interessi superiori", lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile.
Lei ha parlato di "emergenza educativa" che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei "modelli negativi della tv". Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l'arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del "velinismo" o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull'altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l'Italia.
Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all'Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: "Non licet"? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro "tacere" porta fortuna.

In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.

Genova 31 maggio 2009
Paolo Farinella, prete (La Repubblica)

martedì 20 ottobre 2009

Intervista al Deputato ARS V.Marinello (Pd)

Il Partito Democratico si avvia all’apertura del primo Congresso della sua storia e il 25 ottobre, attraverso il meccanismo delle Primarie, gli elettori sceglieranno il nuovo Segretario. Quali sono le sue sensazioni?
Sicuramente sono sensazioni positive. Per la crescita di un partito è fondamentale il confronto ed il coinvolgimento di tutti, soprattutto degli elettori e degli iscritti. Siamo democratici nella misura in cui ci confrontiamo e ci misuriamo scegliendo tutti insieme ciò che è più giusto fare, non siamo un partito comandato da un padrone che, da sovrano assoluto, è libero di fare e disfare a proprio piacimento. Noi facciamo un congresso per guardarci negli occhi e capire cosa fare, gli altri hanno invece già cominciato una guerra di successione nonostante il re sia ancora a cavallo.
Quali sono i punti fondamentali attraverso i quali il Partito Democratico deve ripartire e quali le mozioni che Lei appoggia a livello nazionale e regionale?
Per comprendere appieno dove il partito vuole arrivare e come intende farlo dovrebbe imparare a sapere rispondere a queste due domande: che idea di Paese Abbiamo? E che cosa vogliamo proporre agli italiani?
Dalla risposta a queste domande dipende, non solo il nostro futuro, ma quello dell’Italia se avremo la possibilità di andare a governare il paese. Io a livello nazionale sostengo la candidatura di Bersani mentre a livello regionale quella di Mattarella. Secondo me sono due figure di rilievo e di alto prestigio che potrebbero consentire più facilmente al partito di svilupparsi verso quelle direttive auspicate da più parti: quella di ridare centralità, modernizzazione e sviluppo al Sud, quella di intraprendere con forza la via dell’innovazione, quella di aprirci a nuove e solide alleanze. L’alleanza tra democratici e socialisti per esempio nel parlamento europeo è un segnale, un punto di partenza attraverso il quale possiamo rinnovare il nostro tessuto politico e civile.
Il Partito Democratico è strutturato, la campagna di tesseramento che si è conclusa qualche settimana fa ci ha consegnato un partito solido e numeroso, colmo di intelligenze, un partito che soprattutto è e dovrà essere formato e costruito dagli iscritti e non sugli iscritti, ed allo stesso tempo un partito aperto, aperto a nuove idee, aperto a chiunque, anche successivamente vorrà avvicinarsi. L’Italia al momento ci chiede di fare opposizione ma dobbiamo prepararci anche a governare.
Con Bersani e Mattarella possiamo ridare speranze concrete all'Italia ed alla Sicilia e portare avanti una nuova storia, una storia fatta di partecipazione popolare ed entusiasmo, una storia fatta soprattutto di valori civili e libertari.
Fin dal giorno dopo le primarie e qualunque sia il risultato finale, il Partito deve lavorare compatto ed unito per il raggiungimento di tutti gli obiettivi e per fare opposizione in maniera decisa e coerente.
Qual è la sua opinione sul governo Berlusconi e su quello Lombardo in Sicilia?
E’ un opinione fortemente negativa per svariati motivi. Si è parlato tanto di sicurezza dei cittadini e di legalità, al contempo però sono stati portati avanti tagli alle forze dell’ordine, per non parlare delle ultime vicende riguardanti il Lodo Alfano. Garantire la legalità è garantire la democrazia, garantire la democrazia è garantire la sicurezza. Non si può continuare con i condoni, non si può continuare con l’indebolimento sistematico della Costituzione, non si può continuare con questa destra che indebolisce lo Stato per proteggere gli affari privati del proprio leader: quale credibilità può avere un governo che sarà ricordato in Italia ed all’estero per le leggi ad personam? Un governo che insulta la pubblica amministrazione, un governo che pretende di pesare sull’informazione?
Essere stati eletti dal popolo e con larga maggioranza, non pone nessuno al di sopra delle leggi, non ti legittima a screditare il Capo dello Stato che invece viene eletto dal Parlamento, non costringe nessun corpo giudiziario a darti ragione a prescindere, non obbliga nessun giornale o programma a chiudere gli occhi sulla realtà e parlare bene a prescindere del premier e del governo. A questo si è ridotta la democrazia in Italia?
In Sicilia invece il governo Lombardo, che in tempi elettorali ha avuto una maggioranza bulgara, non riesce a portare avanti nessuna riforma buona per il territorio, sanno soltanto litigare ed essere in disaccordo praticamente su tutto. I continui rimpasti assessoriali sono a testimonianza dei limiti di questa maggioranza. Il governo Lombardo non sta mantenendo le promesse né il patto siglato con gli elettori in sede di campagna elettorale, è un governo instabile che invece di puntare sullo sviluppo del territorio pensa agli accordi tra le varie correnti in seno alla maggioranza, un governo che non sta facendo gli interessi di tutti ma dei soliti pochi, anzi dei soliti noti.
Quali sono le iniziative che ha portato e sta portando avanti da Deputato del Pd all’Assemblea Regionale Siciliana?
Le iniziative sono tante. Le faccio solamente alcuni esempi. Quelle principali riguardano lo sviluppo del territorio siciliano ed agrigentino e di conseguenza il raggiungimento di migliori condizioni per i cittadini.
Penso alle iniziative volte a fronteggiare la crisi delle marinerie siciliane ed in generale a sostegno della pesca, per esempio cercando di predisporre un piano di interventi utili a favorire l'unione delle organizzazione di produttori e le associazioni di marketing locali, potenziando la posizione di contrattazione dei pescatori nei confronti dell'industria di lavorazione e dei distributori; le iniziative volte a risolvere la situazione di pericolo presso il molo di levante del porto di Sciacca che abbisogna di manutenzione, bonifica e migliore illuminazione e per il quale credo che presto avremo nuovi finanziamenti. Mi sono occupato di cercare di snellire le procedure per il riconoscimento dell’invalidità civile con la conseguente concessione dei trattamenti economici, sto portando avanti delle iniziative per cercare di rilanciare settori in crisi come quelli dell’agricoltura e della zootecnia. Ho presentato un interrogazione per affrontare il problema annoso dei disservizi della Ditta Gallo che è stata già dibattuta in aula e per la quale l’assessore ai trasporti scriverà una nota ai responsabili dell’azienda, ne ho presentata un’altra per stimolare tutte le procedure necessarie a fare ritornare a Sciacca il Melqart, la preziosa statuetta di epoca fenicia ripescata nei nostri mari.
Lei è anche componente della Commissione Antimafia. I fenomeni criminosi non sono scomparsi purtroppo.
Purtroppo no ma occorre lavorare tutti insieme su questo fondamentale obiettivo. Essendo componente della Commissione Antimafia ho presentato, insieme ai miei colleghi, delle proposte finalizzate al contrasto di fenomeni quali il racket e l’usura cercando di impegnare l’attuale governo della Regione a prendere maggiori provvedimenti in merito, per esempio inserendo nei bandi le “clausole sirena” la cui applicazione prevede di impegnarsi a denunciare alle forze dell'ordine qualsiasi tentativo di estorsione o di condizionamento per l'acquisto di materie prime o per noleggio di mezzi e attrezzature, assunzione di manodopera durante il corso dell'appalto e di accettare incondizionatamente la rescissione del contratto d'appalto nel caso in cui l'amministrazione venisse a conoscenza di tali evenienze attraverso atti pubblici o per qualunque altra via istituzionale non riconducibile alla denuncia dell'impresa, insomma le imprese devono collaborare e denunciare.
Non ci può essere sviluppo nella nostra terra infatti se la Sicilia non si libera dalla mafia e dalla criminalità. La lotta alla mafia deve essere una priorità nazionale e su questo punto dobbiamo essere intransigenti, in Sicilia occorre passare da una legalità debole ad una forte e condivisa, sostenendo allo stesso tempo con forza le pari opportunità, le donne, il ruolo educativo e sociale della famiglia e che dia sostegno alle giovani coppie.
Il PD di Sciacca è ben rappresentato all’interno della Giunta Bono?
E’ la prima volta dal 1993 che un sindaco vince al primo turno, sintomo che i cittadini hanno ben compreso il messaggio di cambiamento ed inversione della rotta. Il PD ha giocato un ruolo fondamentale per la costruzione del progetto politico attorno al neosindaco. Sciacca ha bisogno di un’amministrazione che avvii progetti di rilancio economico. Sicuramente, lo pensano e lo dicono tutti, il PD potrebbe avere una maggiore rappresentanza in Giunta, cosa che è legittimata dai risultati elettorali e dal consenso dei cittadini. Intanto che si lavori per il bene ed il benessere di una città che non ha nulla da invidiare agli altri centri turistici della Sicilia.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

lunedì 19 ottobre 2009

Carne...Vale o Non Vale? 2010 in alto mare

Si torna a parlare di Carnevale e come sempre accade a Sciacca la questione diventa di fondamentale importanza e scatena polemiche a non finire. In tutte le città d’Italia che hanno fatto di questa festa il fiore all’occhiello della loro promozione turistica si è già cominciato a lavorare nei capannoni per l’edizione 2010. A Sciacca no: intanto perché, problema secolare, i capannoni non sono mai esistiti e poi perché ancora non si sa per il carnevale verrà organizzato e come. L’impressione, negativa, è che si navighi a vista e l’orizzonte non vada al di là dell’orticello di casa.
I punti all’ordine del giorno sono tanti. Intanto non sono stati ancora saldati i premi 2009 ed i carristi sono sul piede di guerra, minacciano le vie legali anche perché, a loro volta, i fornitori dei carristi devono essere pagati e non intendono più aspettare. Questi soldi devono essere versati dalla Regione Sicilia, si attendono da mesi, il ritardo in merito è clamoroso. Allo stesso tempo la motivazione più importante che potrebbe spingere a realizzare il carnevale 2010 è quella, per l’appunto, di non perdere i finanziamenti regionali che, comunque è bene dirlo, sono stati ridotti nel tempo. Se aggiungiamo il fatto che anche il contributo provinciale va scemando di anno in anno il quadro non si fa per niente roseo. Evidentemente la promozione del territorio non passa dal rispetto di tradizioni secolari, non passa dal folklore, non passa dalla voglia della gente di continuare e si fa a parole o andando a promuovere stand sperduti in Giappone o in America dove si dirà che “Sciacca vive di Carnevale”. Contraddizioni.
Sciacca ha perso le terme e nessuno ha fatto nulla. Ha perso o sta perdendo le risorse del mare e nessuno prende provvedimenti. Ha perso o sta perdendo l’occasione di rilanciarsi attraverso il turismo alberghiero e non importa a nessuno. Ha perso l’estate saccense e nessuno ha avuto nulla da ridire. Se Sciacca per de anche il Carnevale, una festa amata da grandi strati di popolazione, cosa ci resterà? E soprattutto, a torto o a ragione, forse per il Carnevale in tanti cominceranno a farsi sentire. Altra Contraddizione. Sciacca si indigna per i botti di ferragosto e per il Carnevale a febbraio. Magari si facesse in estate, a fine luglio, quantomeno avremmo qualcosa di spettacolare da offrire ai turisti oltre al fatto che a luglio non dovrebbe piovere…
Vicenda Capannoni. L’amministrazione Turturici ha lasciato in eredità un progetto esecutivo di realizzazione ma, come sempre in questi casi, il problema è trovare i fondi necessari. Né la vecchia né la nuova Giunta, per motivi diversi, hanno acceso il mutuo per provvedere a realizzare i primi cinque capannoni del cosiddetto Centro Fieristico che dovrebbe sorgere alla Perriera dietro lo stadio comunale. Il sindaco Vito Bono ha detto chiaro e tondo che non intende far indebitare ancora di più le esangui casse comunali e che per realizzare i capannoni si aspetterà qualche bando europeo adatto al progetto cosicchè da utilizzare fondi comunitari. Sicuramente questa decisione dilaterà i tempi di realizzazione ma è una scelta politica e programmatica precisa e come tale deve essere rispettata. Vedremo però come e quando tutto andrà in porto e ne trarremo le dovute conseguenze e considerazioni.
Visto le scenario sembra quasi superfluo al momento parlare di carnevale 2010 ma proviamo ad ipotizzare qualche possibile scenario. Se si dovesse trovare un accordo e decidere di proseguire con la festa, si dovrebbe anche capire come e dove farla. I fondi, abbiamo già detto, sono pochi e la Giunta Bono ha dimostrato in questi pochi mesi che non intende dissanguarsi per nulla. Al centro storico procederanno nei prossimi mesi i lavori per la nuova rete idrica, lavori che sicuramente si dilateranno nel tempo e quindi la location tradizionale è tutta da verificare. Alla Perriera si potrebbero svolgere le sfilate ma sarebbe complicato gestire il defluire del traffico perché i lavori alla statale 115 isolano in pratica il quartiere: coloro che arrivano dai paesi dell’hinterland per accedere alla festa come faranno? Da quella stradina pericolosa e non asfaltata posta dietro un supermercato della zona? Se ci fossero problemi di ordine pubblico o persone che necessitano di cure ospedaliere da dove si potrà raggiungere il “Giovanni Paolo II”? Ironicamente potremmo affermare che si potrebbe individuare una qualche terza location: magari in zona San Calogero o in contrada Isabella o, perché no, in tempi di globalizzazione potremmo far sfilare il Carnevale di Sciacca per le strade di Menfi o Ribera, tanto a Cento già sfiliamo regolarmente tutti gli anni con i nostri pezzi, perché qua vicino no? Snobismo?
Si parla tanto di sicurezza da garantire durante i giorni di festa ma non si comincia mai dal Palco per esempio, che dovrebbe essere al coperto dato che in ogni edizione le nostre danze stimolano la pioggia a farci compagnia. Anche in questo caso problemi economici ma di certo una soluzione potrebbe essere trovata, esisteranno ditte alternative che forniscono quanto si richiede a prezzi migliori? Non siamo in libera concorrenza?
Deve essere ripensato il modo di gestire la sfilata: la presenza delle scuole e dei bambini, seppure colorata e divertente, ha distrutto la secolare tradizione dei gruppi mascherati. Il bando in merito deve essere cambiato e si dovrebbe trovare una soluzione ponte che unisca la spinta numerica dei gruppi scolastici con quella dei gruppi dei carri di fascia A e di fascia B.
Capitolo Giuria. Anche in questo caso le cose devono cambiare ed il bando è da correggere. Un coreografo non può votare l’architettura di un carro, un architetto non può prendere decisioni in merito all’inno carnascialesco e così via, ognuno ha le sue competenze ed è giusto che valuti per le proprie competenze, scegliendo gente motivata e super partes che segua attentamente tutte le dinamiche interne ai carri: coreografia, inno, movimenti, strutture in ferro e quant’altro.
Capitolo Inni. Altra cosa da migliorare e basterebbe la solita piccola modifica al bando. Non è possibile e non è giusto che, per esempio, su dieci carri otto abbiano un inno scritto dalla stessa persona: ne va della bellezza della festa, ne va della pluralità di voci, ne va del carnevale saccense che deve divenire sempre meno paesano e sempre più professionale.
Per non parlare di tutto quello che gira intorno alla festa. Bancarelle, giostre, giochi. Occorre limitare nella maniera più assoluta la presenza dei paninari: è il carnevale più antico della Sicilia e non la sagra della cipolla e della salsiccia. Né tantomeno è la sagra del vino. Lasciando il tradizionale bicchiere offerto agli ospiti della festa dal Peppe ‘Nnappa, anche in questo caso possono essere messe per iscritto regole che prevedano penalizzazioni nei punteggi finali per quei carri che girano e spartiscono grosse bidonate di vino. Non serve soltanto puntare l’attenzione sui commercianti, non serve stilare pubblicità progresso alla “Io non mi faccio imbottigliare”. Soluzioni più efficaci che tocchino seriamente le tasche e non solo di coloro che hanno scambiato l’essere allegri con l’essere ubriachi. Niente crociate contro il vino, ci sta e ci vuole, ma limiti si, limiti precisi oltre i quali si provvede in maniera decisa e senza deroghe.
Questione Museo del Carnevale. E’ stato inaugurato dall’amministrazione Turturici alla fine del proprio mandato elettorale ma a quanto pare sprovvisto di allaccio elettrico. Adesso il contratto con l’Enel è stato siglato e, si spera, a breve potrà finalmente essere reso aperto e fruibile. Tutti contenti? No! Una delle stanze del piccolo museo sarà molto probabilmente destinata all’Ufficio Anagrafe del Comune che non può più rimanere, per motivi di sicurezza, negli attuali locali. Altra polemica. I carristi non vogliono. “Il museo del carnevale deve essere destinato solo al carnevale”, “Abbiamo aspettato tanto per questo museo e adesso ci mettete un ufficio”: queste le frasi più bonarie. Un accordo si potrebbe sempre trovare cercando di venirsi incontro soprattutto se si dovesse trattare di soluzioni provvisorie ma se si vuole davvero far fruttare economicamente questo museo l’ufficio non ci sta. Che si addobbino le stanze, che si metta in mostra l’artigianato carnascialesco saccense, che si allarghi la promozione della festa attraverso questo museo coinvolgendo le scuole, pubblicizzandolo soprattutto fuori Sciacca onde ingolosire possibili ospiti. Puntando sulla quantità degli ospiti e su biglietti dal prezzo contenuto si possono ottenere buoni risultati. Naturalmente deve essere garantita la qualità dei pezzi in esposizione che, allo stesso tempo, devono essere rinnovati periodicamente per stimolare la curiosità di quanti più utenti possibili.
Insomma le idee non mancano, la gente che vuole ancora spendersi per la festa nemmeno.
La maschera invece ce l’abbiamo già messa. Da tempo.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"